Riforma imposizione sulle successioni di imprese

Il Parlamento delle Regioni ha approvato la riforma dell’imposta sulle successioni, con effetto a partire dal 30 giugno per le successioni ovvero dal 1 gennaio per le valutazioni patrimoniali. Al riguardo sussistono grossi dubbi costituzionali a causa della retroattività di applicazione.

Qui di seguito elenchiamo alcune modifiche importanti:

Il patrimonio aziendale cosiddetto ‘amministrativo’ non gode più di franchigie esenti imposta e di sgravi fiscali. La defiscalizzazione parziale opzionale è riservata al patrimonio ‘produttivo’ aziendale, che venga mantenuto in forza per un lungo periodo. Eccezioni valgono a vantaggio di imprese famigliari.

La differenziazione tra patrimonio ‘amministrativo’ ed altri cespiti destinati volontariamente all’azienda ma che possano anche servire per usi privati nasconde numerose occasioni di contenzioso.

Il patrimonio non produttivo può ammontare al massimo al 20% del patrimonio aziendale complessivo, al fine di poter optare per i vantaggi fiscali previsti. Il superamento di tale soglia blocca ogni opportunità anche per il patrimonio aziendale operativo, poiché non sono previsti scaglioni decrescenti. La soglia del 20% è commisurata al patrimonio lordo; la deduzione dei debiti ed obblighi relativi sfortunatamente non è prevista.

Il conteggio delle soglie finanziarie avviene considerando una quota minore del valore aziendale, ma solo se rappresenta patrimonio produttivo di lunga data; scatole vuote o società in perdita sistemica sono quindi giustamente escluse.

Il tasso di attualizzazione ammonta ora a per il Fisco generosi 13,75 % .

La liquidazione dell’imposta scade in rate periodiche, come in vigore attualmente, ma al più tardi al momento della realizzazione delle plusvalenze dalla cessione od assegnazione del patrimonio aziendale.