Crisi dei rifugiati in Germania

Per i tedeschi, i confini chiusi sono un  tabù.  Per quanto riguarda la crisi dei rifugiati la UE sbaglia di grosso. Questo è quanto crede la stragrande maggioranza dei tedeschi – e si sente abbandonata dagli altri stati membri. Le richieste ai politici in Bruxelles sono chiare.  Più di tre quarti dei tedeschi respingono l’idea di istituire nuovi recinti e chiudere i confini per impedire ai rifugiati la strada nel proprio paese. Questo emerge da un sondaggio di “TNS Infratest Politikforschung” commissionato dalla fondazione Koerber che è stato presentato martedì mattina al “Berliner Forum Aussenbolitik”. Come prima, anche nell’autunno del 2016 la maggioranza considera la questione dei rifugiati la sfida più grande per la politica estera tedesca. Secondo il sondaggio né la chiusura del confine macedone né il blocco del Mare Egeo nel contesto degli accordi tra UE e Turchia d’inizio anno, a causa di cui i numeri degli arrivi sono fortemente calati, hanno cambiato qualcosa. Con il 45 per cento il tema si colloca ben prima e lontano dalla questione siriana (25 per cento), dalle relazioni con la Russia (16 per cento) e dallo stato dell’Unione Europea (10 per cento).  I tedeschi non si illudono. Anche se considerano la crisi dei rifugiati il tema più importante della politica estera tedesca e una chiara maggioranza non spera una soluzione nazionale. Il 73 per cento si aspetta che la sfida possa essere affrontata solo ad un livello europeo e gli stati membri dell’Unione da soli non ce la faranno a combattere con più efficacia le cause delle partenze e delle espulsioni. Malcontento emerge anche per quanto riguarda l’attuale impegno di molti Stati vicini. Poco più di 3 tedeschi su 4 si sentono abbandonati dagli altri stati membri dell’UE e auspicano delle contromisure in caso in futuro questi non dovessero prendere parte in maniera sufficiente all’accoglienza di rifugiati. Inoltre l’insoddisfazione dei tedeschi nei confronti dell’UE è un dato generale alimentato dalla Brexit. Il 62 per cento dei tedeschi pensano che la UE e i suoi stati membri stiano sbagliando molto. A riguardo una grande parte di tedeschi si sente più legata alla propria nazione che al continente. Il 62 per cento dei consultati ha affermato di vedersi più come tedesco che come europeo. In che misura questo abbia a che fare con l’autorappresentazione dei tedeschi non è stato chiarito. Un sondaggio dell’istituto Allensbach commissionato da questo giornale ha mostrato che una maggioranza relativa dei tedeschi non solo si definisce attraverso il passaporto, ma anche dalla cultura e dalla provenienza. Malgrado il diffuso scetticismo la maggior parte dei tedeschi guarda con distacco la crescita dei partiti euroscettici. Solo uno su quattro li accoglie positivamente. Altrettanto pochi intervistati si preoccupano  di poter perdere la loro identità nazionale attraverso l’integrazione europea e  anche solo il 12 per cento dei tedeschi considera l’adesione all’UE più svantaggiosa che vantaggiosa per il proprio paese. Circa la metà crede che vantaggi e svantaggi si bilancino. Per il futuro, i tedeschi quasi al completo, si augurano più vicinanza della UE e più trasparenza e vicinanza ai cittadini (96 per cento) così come una più forte cooperazione e una maggiore accordo tra gli stati membri (95 per cento). In generale una grande maggioranza si oppone all’adesione di nuovi stati membri (64 per cent), in particolar modo per la Turchia (82 per cento). I tedeschi intervistati sono stati 1001 tedeschi, tutti maggiorenni, tra il 4 e il 15 ottobre del 2016. Quindi il risultato delle presidenziali americane, così come la minaccia del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di rompere il patto sui rifugiati con l’Unione Europea, ha avuto un’influenza limitata sulle risposte.

Originale: N-TV del 28 novembre

Traduzione di Alessandro Grassi