Il primo ministro italiano si trova in grossa difficoltà e con lui anche l’Europa: in un referendum tra due settimane in gioco non è più soltanto una riforma costituzione, ma il futuro di Renzi. Un fallimento dell’amico dell’Europa farebbe traballare ancora di più l’Unione Europea.
Un’altra crisi è proprio ciò di cui l’Europa non ha bisogno. Al più tardi da dopo le elezioni americane le lancette indicano: insicurezza. E anche se nel referendum in Italia si tratta di politica interna, da tempo il voto è diventata un’insidia il continente. Quando gli italiani il 4 dicembre faranno una croce non tanto a favore o contro una complessa riforma costituzionale, ma più che altro a favore o contro il loro primo ministro, uno degli ultimi e importanti europeisti rimasti.
Matteo Renzi rumoreggia in questi giorni da una iniziativa elettorale all’altra e si sente e si vede ovunque. Nel livestream di Facebook, alla radio, in tv invoca un giorno sì un giorno no il “sì” per un’Italia più efficiente, stabile e di successo. Con un Senato ridotto non solo vuole risparmiare denaro, ma anche accelerare la legiferazione. E accrescere così anche i propri poteri.
UN “NO” AL MOMENTO È PIÙ PROBABILE
Credo che questo referendum possa veramente significare una svolta per l’Italia”, ha detto di fronte ai giornalisti Renzi, venerdì nel suo millesimo giorno di mandato. “Vedo un popolo che vuole cambiare”. Ma i sondaggi mostrano qualcos’altro: i giornali “il Corriere della sera”, “la Repubblica” e “la Stampa” hanno pubblicato prima del fine settimana gli ultimi rilevamenti prima del referendum. Secondo questi il “no” è in vantaggio tra i 7 e i 10 punti percentuali sul “sì”. Anche se ci sono ancora molti indecisi, non solo la Banca d’Italia inizia a intravedere quali conseguenze potrebbe avere un “no”, dato che Renzi ha legato l’esito del referendum con il suo futuro politico. Molti italiani non hanno dimenticato questa eccessiva spavalderia anche se nel frattempo il primo ministro ha più volte preso le distanze da tale posizione.
Ma nel caso, una maggioranza di “no” potrebbe non mantenere al palazzo del governo il 41enne primo ministro e far scivolare l’Italia in una crisi: il periodo di tempo fino alle elezioni del 2018 potrebbe rivelarsi con un governo di transizione come aggiornamento. La Banca d’Italia ha individuato la minaccia che aleggia su tutto: che il referendum comporti anche un rischio economico. La prima settimana di dicembre si prevede, con il referendum, una forte instabilità del mercato italiano – si legge nel suo più recente report sulla stabilità. L’economia dell’Italia è comunque spossata, l’indice azionario soffre per le banche stremate, e l’Italia è da tempo poco attraente per gli investitori.
UN ONDA DI SCHOCK PER TUTTA L’EUROPA
Se allora la terza più grande economia della zona euro dovesse andare a rotoli, lo choc si sentirà in tutta Europa. Non è però che Renzi e i sostenitori della sua riforma si trattengano dal fare uso di scenari foschi. Gli oppositori arrivano a rimproverare al premier di alimentare la paura. Gli oppositori dei Cinque Stelle e della xenofoba Lega Nord trovano ascoltocon la loro chiassosa campagna.
Bollano la riforma costituzionale come anti-democratica: la riforma toglierebbe il controllo dalle due camere e fornirebbe al governo troppo potere. In questo modo sperano di poter giocare un ruolo maggiore in un Italia post-renzi e così anche in Italia soffierebbe un vento anti-europeista. Renzi prova a salvare quel che c’è da salvare e spera nei molti indecisi. Ma dalla delusione anche lui accende gli animi degli euroscettici del paese. Sempre più spesso tuona contro Bruxelles, forse per mostrarsi come l’uomo forte. Recentemente però non ha fatto una bella figura, l’amico-della-Europa, quando, seduto nel suo ufficio, dietro di lui non c’era, come al solito, la bandiera europea.
A Berlino e Bruxelles non resta che sperare che il giovane premier, che con i suoi tre anni di mandato conta già tra i governi più longevi del paese, esca vincitore dal referendum. “Per Merkel la stabilità dell’Italia è fondamentale”, scrive il quotidiano “la Repubblica”. Se Renzi ancora una volta dovesse farcela sarebbe per l’Europa un barlume di speranza nel mezzo del sempre più crescente caos.
Originale: N-TV 20 novembre 2016